Martedì 6 marzo 2018 ore 21.30
Cinema Astra – Prime visioni
L’UOMO SUL TRENO
di Jaume Collet-Serra – Usa, 2018 – 105’ con Liam Neeson, Vera Farmiga, Patrick Wilson
Una prima visione che, idealmente, chiude il ciclo dedicato ai film hitchcockiani del mese di febbraio con protagonista un uomo comune al centro di suspense e situazioni estreme.
Michael (Liam Neeson) è infatti un venditore di assicurazioni che viene invitato da una misteriosa sconosciuta a scoprire l’identità di un ladro nascosto sul treno che giornalmente prende per spostarsi prima che il mezzo giunga alla sua ultima fermata. In cambio, avrà una cospicua somma di denaro. Mentre lotta contro il tempo per risolvere l’enigma, Michael si rende conto di essere involontariamente parte di una cospirazione criminale in cui è in gioco la sua stessa vita e quella di tutti i passeggeri.
«Denso e intenso, L’uomo sul treno è un thriller serrato che investe saggiamente sulla suspense lasciando l’azione in secondo piano, non per questo meno spettacolare quando c’è. La storia si impernia sulla situazione senza via d’uscita del protagonista e lo spettatore, incollato al suo punto di vista per tutto il tempo, vive un coinvolgimento totale. Come Neeson, anche noi una volta saliti a bordo non possiamo più scendere» (Antonio Bracco, Comingsoon.it).
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Mercoledì 7 marzo 2018 ore 21.30
Auditorium Fondazione Banca del Monte
Vittorio Storaro: piani di luce
LA VITA SENZA ZOE (ep. di NEW YORK STORIES)
di Francis Ford Coppola – Usa, 1989 – 40’ con Heather McComb, Talia Shire, Giancarlo Giannini
il film è preceduto dalla presentazione del libro
PIANI DI LUCE – LA CINEMATOGRAFIA DI VITTORIO STORARO
di Marco Vanelli e Giovanni M. Rossi (Edizioni ETS)
In oltre cinquant’anni di lavoro dietro o accanto alla macchina da presa, Vittorio Storaro (vincitore di tre premi Oscar per la fotografia) ha saputo sviluppare un metodo e una teoria che lo hanno portato a potersi definire a tutti gli effetti coautore del film. Grazie a lui la cinematografia, cioè l’arte di scrivere con la luce e con il movimento, è passata definitivamente dall’ambito tecnico a quello espressivo, e non c’è critico o spettatore che non se ne sia accorto di fronte a opere come Il conformista, Apocalypse Now o Reds. Così, parlare di luce naturale o artificiale, di suggestioni dei maestri della pittura o di valenza simbolica degli opposti (Giorno-Notte, Luce-Ombra, Maschile-Femminile) in relazione all’opera di Storaro diventa un modo per rileggere i film anche dal suo particolare punto di vista: il racconto per immagini e il racconto delle immagini.
«In La vita senza Zoe si trovano tutti i profumi di una New York evocata, i profumi stessi dell’adolescenza, le sue efflorescenze penetranti. Il film si sviluppa in una struttura chiusa e rappresenta le prime esperienze di una adolescente, Zoe, che nel salvare il matrimonio dei genitori emerge dall’infanzia e attraversa le soglie della giovinezza» (Paolo Vernaglione).
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