programma mensile

il programma di MAGGIO E GIUGNO 2018 di Ezechiele a Lucca

Si chiude la stagione 2017/2018 di Ezechiele a Lucca con la retrospettiva dedicata a Roman Polanski e con quattro prime visioni di grande interesse.
Il giovane Karl Mark di Peck è un film biografico e didattico, bello e lineare nel descrivere un personaggio storico che ha segnato due secoli di storia. Il dubbio – Un caso di coscienza di Jalilvand, premiato a Venezia nella sezione Orizzonti, è un nuovo tassello della cinematografia iraniana, capace sempre di sorprendere per coniugare la semplicità del racconto con rigore stilistico e profonda riflessione morale.
Eva di Jacquot, da un celebre romanzo, è un film cinefilo con la sempre brava e enigmatica Isabelle Huppert. Infine Il prigioniero coreano, con cui Kim-Ki Duk, uno degli autori simbolo degli anni duemila, torna finalmente a creare cinema lasciando da parte gratuite e inutili provocazioni.
Buona visione!

Martedì 8 maggio 2018 ore 21.30
Cinema Astra – Prime visioni
FOXTROT
di Samuel Maoz – Israele, Germania, 2017 – 113’ con Lior Ashkenazi, Sarah Adler
Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia
Michael e Dafna sperimentano il più grande dei dolori quando si presentano dei funzionari dell’esercito che comunicano la morte del loro figlio Jonathan mentre era impegnato in un remoto avamposto. Non trovando sollievo in nulla, Michael cade in una spirale di rabbia prima che una successiva notizia cambi radicalmente l’incedere degli eventi. La guerra non si combatte solo sul campo di battaglia, ma anche tra le mura casalinghe, dove ogni genitore attende angosciato il ritorno del figlio. La morte è una presenza costante in Foxtrot, una tragedia in tre atti che unisce stili diversi in un tripudio di musiche e colori. Il regista Samuel Maoz gira un film coraggioso, intimista, che non ha paura di attaccare una società fondata sulla violenza. Lui è stato un carrista nel 1982, durante l’invasione del Libano da parte di Israele, come ci aveva raccontato con Lebanon. Questa esperienza di gioventù, l’ha reso un militante che usa la macchina da presa per denunciare l’assurdità di ogni conflitto.
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Mercoledì 9 maggio 2018 ore 21.30
Auditorium Fondazione Banca del Monte
Una vita da regista: Roman Polanski 
IL COLTELLO NELL’ACQUA
di Roman Polanski – Polonia, 1962 – 94’ con Leon Niemczyk, Jolanta Umecka
André fa il giornalista, ha una moglie silenziosa di nome Christine, una barca sui laghi Masuri e un weekend libero. Durante il viaggio la coppia prende su un autostoppista, uno studente che non sa neppure nuotare. André invita il ragazzo ad andare in barca con loro nonostante l’ostilità tra i due sia chiara. La crisi scoppia quando André getta in acqua un coltello a cui lo studente teneva. Nella lotta che segue il ragazzo cade in acqua. Non è la solita storia di un triangolo, è un quadrato: lui, lei, l’altro e la barca. Grande esordio di Roman Polanski con una barca claustrofobica quasi quanto l’appartamento al terzo piano. Una tragedia nera e beffarda, co-sceneggiata e montata da Jerzy Skolimowski.
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Martedì 15 maggio 2018 ore 21.30
Cinema Astra – Prime visioni
INSYRIATED
di Philippe Van Leeuw – Belgio/Francia, 2017 – 85’ con Hiam Abbass, Diamand Bou Abboud
A Damasco la guerra infuria per le strade. Un appartamento è diventato una sorta di bunker in cui si cerca di nascondersi e di sopravvivere. Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo: non vi sono uomini ma solo donne, anziani e bambini. All’arrivo di altri uomini che si profilano all’orizzonte, tutti cercano riparo in cucina, a eccezione di una giovane donna, rimasta sola dall’altro lato della porta.
Proprio mentre la guerra in Siria torna nelle prime pagine per un nuovo fronte, arriva nelle sale Insyriated di Philippe Van Leeuw, vivido ritratto di un appartamento di Damasco sotto assedio, accerchiato durante la guerra. Un mondo alternativo in cui la padrona di casa (l’ottima Hiam Abbas) cerca di mantenere dignità e decoro, mentre tutto intorno le bombe uccidono. Fino a che punto l’umanità può resistere quando siamo spinti in una situazione di vita o di morte? Tanti interrogativi e umanità per un doloroso film che ci assedia alle nostre poltrone e alle nostre amnesie. (Mauro Donzelli, Comingsoon)

Mercoledì 16 maggio 2018 ore 21.30
Auditorium Fondazione Banca del Monte
Una vita da regista: Roman Polanski
REPULSION
di Roman Polanski – GB, 1965 – 104’ con Catherine Deneuve, John Fraser
Carole vive con la sorella a Londra, dove lavora come manicure. Fredda e poco espansiva, reagisce con crescente disagio alle avance degli uomini. Fino a quando, rimasta sola nell’appartamento, la follia esplode: prima uccide un corteggiatore e poi il padrone di casa…
Polanski porta alla superficie delle cose un interno delirio psicologico e trasforma la normalità in un film dell’orrore. La banalità del quotidiano diventa inferno dell’anima. Catatonia, crudeltà e tenerezza si contendono il volto della Deneuve. Orso d’Argento al Festival di Berlino.

Martedì 22 maggio 2018 ore 21.30
Cinema Astra – Prime visioni
IL GIOVANE KARL MARX
di Raoul Peck– Francia/Austria, 2017 – 112’ con August Diehl, Eric Godon
A 26 anni, Karl Marx conduce la moglie Jenny sulle strade dell’esilio. Nel 1844 a Parigi incontra il giovane Friedrich Engels, il figlio del proprietario di una fabbrica che ha studiato la nascita del proletariato inglese. Il dandy Friedrich contribuisce a dare a Karl il pezzo mancante del puzzle che costituisce la nuova lettura del mondo. Insieme, tra censura e raid della polizia, riusciranno a mettere in atto la più grande trasformazione teorica e politica dai tempi del Rinascimento.
“Il regista haitiano Raoul Peck si muove sui binari del film biografico per riscoprire a 170 anni dalla sua stesura i motivi e le esperienze che spinsero Karl Marx e Friedrich Engels a pubblicare Il manifesto del Partito Comunista. Un’opera che riscopre il valore didattico del cinema senza perdere mai di vista la passione narrativa e l’afflato dirompente della dialettica. Perché una rivoluzione è sempre una pietra che rotola.” (Sindacato Critici Cinematografici Italiani – Film della critica: motivazione della nomina)

Mercoledì 23 maggio 2018 ore 21.30
Auditorium Fondazione Banca del Monte
Una vita da regista: Roman Polanski
CUL-DEL-SAC
di Roman Polanski – GB, 1966 – 111’ con Françoise Dorléac, Donald Pleasence
Il gangster Richard sta spingendo un’auto su una strada nei pressi del mare, mentre il suo collega Albert è all’interno, ferito al ventre nel corso di una rapina precedentemente fallita. Seguendo una linea telefonica Richard giunge a un castello arroccato su uno sperone di roccia, che è collegato alla terraferma da una strada rialzata. Il castello è abitato da George, un ex industriale nevrotico, e dalla moglie Teresa, una giovane avvenente francese dal passato turbolento. Grottesco e claustrofobico dramma ambientato in Normandia dove l’alta marea separa gli esseri umani e li costringe a confrontarsi con le loro fobie. Una delle ultime apparizioni della povera Françoise Dorléac prima della sua triste fine. Orso d’Oro a Berlino.

Martedì 29 maggio 2018 ore 21.30
Cinema Astra – Prime visioni
IL DUBBIO – UN CASO DI COSCIENZA
di Vahid Jalilvand– Iran, 2017 – 104’ – con Amir Aghaee, Zakieh Behbahani
Miglior film nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia
Il dottor Nariman, un patologo forense, ha un incidente d’auto con un motociclista e ne ferisce il figlio di otto anni. Si propone di accompagnare il piccolo in una vicina clinica ma il padre rifiuta sia l’aiuto sia il denaro che gli offre. Un paio di giorni dopo, nell’obitorio in cui lavora, Nariman devesi ritrova a dover fare un’autopsia su un cadavere morto in circostanze misteriose. Si ritrova così di fronte al corpo senza vita del bambino e molti dubbi si affollano nella sua mente: è lui il responsabile del decesso?
È del coraggio delle proprie azioni che questo film ci parla e, in particolare, delle conseguenze che il timore di assumersi delle responsabilità può avere sulle vite altrui.
Al contempo mette a confronto, come accade anche nel più noto cinema di Asghar Farhadi, due diverse classi sociali mettendole a confronto ed indagandone le reazioni di fronte ad eventi che ne mettono in gioco l’esistenza. Vincitore del premio come miglior film nella sezione ‘Orizzonti’ della Mostra del Cinema di Venezia

Mercoledì 30 maggio 2018 ore 21.30
Auditorium Fondazione Banca del Monte
Una vita da regista: Roman Polanski
CHE?
di Roman Polanski – Italia, 1972 – 115’ con Sydne Rome, Marcello Mastroianni, Romolo Valli
Dalla padella alla brace: è quanto accade a Nancy, giovane autostoppista statunitense in vacanza sulla costiera amalfitana che, per sfuggire a tre giovani troppo esuberanti che le avevano offerto un passaggio, si rifugia in una grande villa a picco sul mare abitata da padrone e ospiti assai eccentrici, quasi indifferenti alla presenza della nuova venuta. La ragazza vagherà per la villa sempre più svestita, fino a quando qualcuno le ruberà tutti i vestiti. Surreale commedia mediterranea dove la giovane protagonista (una splendida Sydne Rome all’unica prova attoriale della sua carriera) si muove con candore in un coacervo di personaggi affetti da paranoie e perversioni, all’interno delle splendide stanze della vera villa di Ponti e Sophia. Anche i quadri di Bacon sono veri.

Martedì 5 giugno 2018 ore 21.30
Cinema Astra – Prime visioni
EVA
di Benoît Jacquot – Francia, 2018 – 102’ con Isabelle Huppert, Gaspard Ulliel
Un anziano scrittore muore nella vasca da bagno. Solo un uomo, Bertrand (Garspard Ulliel), conosce l’esistenza del suo ultimo manoscritto e può quindi plagiarlo, pubblicandolo a suo nome. Il problema – come sempre – è quando il giovane è chiamato all’opera seconda: il mondo della letteratura lo attende, lui non sa cosa scrivere. È qui che incontra Eva (Huppert), prostituta di alto bordo, donna matura e insondabile, che potrebbe ispirare il prossimo dramma. Per farlo – però – finirà per trascinarlo nel suo gorgo. Il principio letterario è Eva di James Hadley Chase (Feltrinelli), uscito nel 1945: romanzo fondativo del noir, archetipo della femme fatale al cubo. Un testo già portato sullo schermo da Joseph Losey nel 1962, con Jeanne Moreau protagonista. La versione di Jacquot è soprattutto un film cinefilo: corteggia il noir classico e sfiora Chabrol, per cui Huppert era interprete prediletta e ugualmente inafferrabile, come in Grazie per la cioccolata. In tal senso l’attrice, oggi 65enne, esegue per l’ennesima volta un ruolo che ripete ma non usura: al contrario è omaggio vivente all’archetipo, rinnova costantemente il suo enigma. (Emanuele Di Nicola, Book Magazine)

Mercoledì 6 giugno 2018 ore 21.30
Auditorium Fondazione Banca del Monte
Una vita da regista: Roman Polanski
L’INQUILINO DEL TERZO PIANO
di Roman Polanski – Francia, 1976 – 125’ con Roman Polanski, Isabelle Adjani
Un modesto impiegato polacco, Trelkowski, è in cerca di un appartamento a Parigi. Ne trova uno abitato fino a pochi giorni prima da una ragazza, Simone Choule, che ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra. Trelkowski si reca quindi all’ospedale per cercare di parlarle riguardo all’affitto dell’appartamento, ma la ragazza è completamente fasciata, in fin di vita e incapace di parlare; per di più, alla vista di Trelkowski sembra avere una crisi isterica. Ultimo tra i film davvero geniali di Polanski, si tratta di un thriller metafisico dove il colpevole è il destino – tema fisso nell’opera del regista. È inutile ribellarsi al Fato quando questi ci ha preso di mira. Ne sa qualcosa il protagonista e ne sa qualcosa anche il regista.

Martedì 12 giugno 2018 ore 21.30
Cinema Astra – Prime visioni
IL PRIGIONIERO COREANO
di Kim Ki-duk – Corea del Sud, 2017 – 114’ con Ryoo Seung-bum, Lee Won-gun
Il motore della barca di un pescatore nordcoreano si rompe e lo scafo viaggia alla deriva verso la Corea del Sud. Una volta giunto nella nazione nemica e dopo aver sopportato delle brutali indagini, l’uomo viene rispedito al Nord ma prima di ripartire si accorge di quanto sia diverso il Sud dall’immagine di terra “sviluppata” che aveva in mente e di come il progresso economico non garantisca felicità al popolo. “Quello de Il prigioniero coreano è un Kim Ki-duk meno corrosivo e astratto del solito, e anche meno contemplativo ed estatico. Più toccante, più umano, più indulgente con lo spettatore – che non ha intenzione di ferire o provocare ma neppure di incantare con la perfezione delle forme. E’ un Kim ki-duk che fa un passo non indietro, ma lateralmente, potremmo immaginare, in direzione di una semplificazione/sottrazione stilistica e linguistica che guardi a un ideale di essenzialità e purezza. Un grado zero del linguaggio che sia anche mezzo per spingere lo spettatore a spostare lo sguardo dalla forma al contenuto.” (Arianna Pagliara, CineCriticaWeb)

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