Festival e rassegne

20-21-22 OTTOBRE Artè Capannori UN AFFARE DI FAMIGLIA

Sabato 20 ottobre 2018 ore 19.45 22.00 – Domenica 21 ottobre 2018 ore 18.45 21.00 – Lunedì 22 ottobre 2018 ore 21.00
Cinema Artè Capannori
Prime visioni
UN AFFARE DI FAMIGLIA
di Hirokazu Kore-eda – Giappone, 2018 – 121’ con Sôsuke Ikematsu, Sakura Andō, Mayu Matsuoka
Sceneggiatura: Hirokazu Kore-eda, Fotografia: Ryūto Kondō, Montaggio: Hirokazu Kore-eda, Musica: Haruomi Hosono
Produzione: Aoi Promotion, Fuji Television Network, GAGA Distribuzione: Bim Distribuzione
Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior film

Dopo uno dei loro furti, Osamu e suo figlio si imbattono in una ragazzina abbandonata nel freddo. Dapprima riluttante ad accoglierla, la moglie di Osamu accetta ad occuparsi di lei. Benché la famiglia sia così povera da riuscire a malapena a sopravvivere, sembrano vivere felici, finché un incidente imprevisto porta alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che li uniscono.

Kore-eda, limpido al limite dello schematismo eppure pulito e dolce, toglie luce e colore al suo film, spoglia le inquadrature, isola i personaggi. Non li punisce, ma paradossalmente li mette di fronte alla libertà più grande: quella di scegliere. Scegliere di dire la verità, scegliere a quale famiglia appartenere, scegliere se perdonare e ricominciare. Non c’è colpa, non c’è pentimento. La legge non stabilisce una morale, come già succedeva nel precedente The Third Murder, in cui di un omicidio non contavano la ricostruzione o addirittura la rappresentazione, ma la sua interpretazione da parte dei personaggi. (Roberto Manassero, Cineforum)

Kore-eda, che di un Giappone sentimentalmente forte ma anche rigido non ha mai smesso di raccontare pregi e vizi attraverso il privato, questo mondo così ricco e spietato lo rappresenta al solito con il massimo del relativismo: Un affare di famiglia, che ha vinto la Palma d’oro a Cannes ma non è il capolavoro del regista (Nessuno lo sa, I Wish e Ritratto di famiglia con tempesta gli sono superiori), è perciò il ritratto intimo e angosciante dell’insopportabilità del pensiero comune. Ciò che ci allontana, sembra dirci Kore-eda, non è sempre e soltanto la violenza, ma anche la nostra convinzione di giustezza, talvolta tanto intoccabile da risultare gelida e distante. Però mi rendo conto che anche Ozu, “altezza” della cinepresa a parte, filmava costantemente l’intimità e la riservatezza come nodi del tempo e del cambiare del tempo. E niente, non ci si riesce, i grandi registi fanno cadere nelle trappole della critica, e costringono a fare come loro, perseverare nel noto. Forse è meglio così, quando è importante. (Pier Maria Bocchi, Film Tv)

Con la grazia che lo contraddistingue nella trattazione delle dinamiche familiari e nelle sfumature di comportamento dei più piccoli, infatti, Kore-eda seziona, con un invisibile bisturi, l’ipocrisia su cui si regge il formalismo nipponico e svela l’abisso che separa le classi sociali. Le professioni umilianti o usuranti che accomunano i membri della “famiglia” costituiscono il nuovo proletariato urbano, assai più eterogeneo e meno leggibile di quello analizzato da Marx. La classe operaia che, anziché sognare il paradiso o una rivoluzione, convive con il “job sharing”. Con Un affare di famiglia si ride, ci si commuove e si rischia di finire con il cuore in frantumi. Mai così pessimista, ma forse mai così lucido, Kore-eda è ormai un classico vivente.
(Emanuele Sacchi, MyMovies)

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