Lucca Comics and Games

Presentato in anteprima a Lucca Comics NEVER ENDING MAN documentario su Hayao Miyazaki

Presentato in anteprima nazionale a Lucca Comics and Games il documentario Never Ending Man dedicato a Hayao Miyazaki, in uscita nazionale il 14 novembre.
Realizzato nel 2016 da Kaku Arakawa ci mostra Hayao Miyazaki nel suo ruolo di pensionato dopo il ritiro artistico del 2013 all’indomani dell’uscita di Si alza il vento. La stanchezza, fisica e mentale di lavorare ad un film di animazione realizzato interamente a mano, avevano indotto l’artista giapponese a lasciare le matite e chiudere l’attività del celebre Studio Ghibli.
Il documentario si sviluppa da questo momento mostrando la timida ripresa di Miyazaki nella realizzazione di un cortometraggio, Boro il bruco, che non voleva rimanesse un incompiuto nella sua carriera. Inframezzato da riflessioni sull’incidere della vecchiaia e della morte (gli amici anziani, alcuni invalidi, la morte per cancro di una collaboratrice storica) vediamo così la genesi di un lavoro che, all’inizio riluttante, finisce per coinvolgere in pieno il maestro Hayao. Assistiamo anche ad un tentativo di utilizzo della computer graphic per agevolare il lavoro che però risulterà totalmeante insoddisfacente per Miyazaki. Se ritorno al lavoro deve essere sarà nell’unico modo che ritiene concepibile e fatto di disegni, matite, cancellature, pennelli e una precisione che ancor prima che materiale deve essere mentale come vediamo in una sequenza in cui un giovane collaboratore viene duramente ripreso per i suoi errori di disegno. Nel finale il documentario ci lascia con il ritorno in attività di Miyazaki e dei suoi collaboratori; lo studio Ghibli riapre per realizzare il cortometraggio con protagonista Boro il bruco.
Cortometraggio che poi non sapremo se vedrà la luce in quanto il lavoro di Miyazaki, ripreso in pieno, porterà ad un nuovo lungometraggio la cui uscita è prevista nel 2020 e dal titolo Come vivi?, tratto dal romanzo omonimo di Genzaburō Yoshino
Il documentario nel suo complesso lascia perplessi. Inizia quasi come una intrusione nella vita privata di Miyazaki per proseguire poi mostrare il dubbio dell’artista sull’opportunità di riprendere il lavoro o meno. Se da una parte questo dubbio artistico è interessante quello che lascia insoddisfatti è la realizzazione stessa del film. Riprese spesso a mano libera, sgranate, con inquadrature ‘tagliate’. L’impresssione è quella di un istant movie realizzato con uno smartphone, sopratutto nelle riprese notturne. Stride una così poca cura dell’immagine in un film su un artista che afferma nel documentario (riportiamo il senso e non alla lettera) “non ho amato i miei film per la storia ma perchè ad ogni inquadratura si potesse dire: magnifico!”.
M.D.

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